Ciclo mestruale e panificazione



 Ciclo mestruale e panificazione ( lievitazione)

Tradizioni che cambiano ed il loro probabile perchè


Circa vent'anni fa ho cominciato a studiare il rapporto tra panificazione, donne e mestruo. Avevo raccolto tantissime informazioni in giro per biblioteche quant'altro ma purtroppo questa  lunghissima ricerca si è cancellata con la morte improvvisa e inaspettata del mio primo pc portatile.
Ma tutta questa parte teorica è stata accompagnata da un profondo lavoro mistico- sciamanico e pratico proprio riguardo queste tematiche per cui impossibile da dimenticare, anche perché sono diventate parte integrante della mia vita.
Chi mi legge da diverso tempo sa quanto io sia rispettosa della tradizione ma questo perché l'ho studiata in maniera pratica non solo teorica prendendomi molto spesso le conseguenze di questo mio sperimentare, anche se è sempre stato chiaro tra me e il mondo invisibile e il mondo visibile, che il mio studio era di comprensione e non di sfida.
Per cui vi racconterò in qualche riga quello che ho scoperto, studiato e praticato del bellissimo rapporto tra  la panificazione e il nostro mestruare.
 I primi tipi di pane che venivano realizzati erano azimi, con i chicchi spaccati in maniera grossolana, così ci viene raccontato, esistono dei tipi di pane che si fanno ancora così tipo  il cosiddetto pane esseno.
Questo pane veniva tradizionalmente preparato dagli uomini.

Sembrerebbe che ad un certo della storia,  l'essere umano, scopre o viene a conoscenza della lievitazione ed è qui che nasce questo rapporto particolare tra la donna la lievitazione e la panificazione. In principio le uniche che possono panificare sono le sacerdotesse vergini durante il loro ciclo mestruale. Il sangue mestruale è parte integrante della ricetta insieme alla terra. Io ho imparato a fare il pane con mia nonna paterna e lei mi ha sempre raccontato che quando era piccola nell'impasto del pane veniva sempre messa della terra, ma non mi ha saputo dire mai il perché o forse non me lo voleva dire. La terra simboleggia la Grande Madre colei da cui si viene e colei a cui si torna, almeno nella nostra parte materiale.
When God was a woman - acrilico su tela di Manuela Janabella
In Sardegna il pane ha mantenuto tutt'ora un profondo senso del Sacro, il pane bianco detto anche coccoi, più altri svariati nomi, è il pane sacro per eccellenza: Si usa nei battesimi, nei matrimoni in cui arrivo a prendere forma fallica per essere donato alla sposa come simbolo di fecondità e collegato agli antichi rituali di corteggiamento del periodo del carnevale sardo antico, e poi non meno importante è il pane dei morti. In Sardegna è tradizione quando una famiglia subisce un lutto che il vicinato e i parenti un po' più lontani del morto si stringono attorno alla famiglia e se ne prendano cura portando loro per giorni cibo in abbondanza, questa cura e questa amorevolezza viene contraccambiata dalla famiglia durante la messa del trigesimo in cui del pane tipo coccoi viene Benedetto durante la messa e poi donato a tutte le famiglie del parentado, ai vicini, a chi lo gradisse e agli ammalati. Vi Vorrei precisare che solitamente su coccoi è tondo col buco e che i genitali femminili in alcune zone della Sardegna si chiamano coccoi.
Credo sia importante questa parentesi per farvi capire la passione che io abbia messo in questa ricerca che non è solo teorica fatta in vent'anni ma è una profonda cultura in cui io sono cresciuta.
Per cui torniamo a noi e alle nostre sacerdotesse vergini ( poi ci sarà un altro articolo su questa tematica ) che panificano col sangue mestruale. Quali sono le regole di ora che si muovono tra il panificare, le donne e il mestruare? Da molto tempo nella tradizione c'è un profondo divieto per le donne mestruanti di fare il pane e qualsiasi cosa che possa avere a che fare con la lievitazione. Addirittura in Sardegna in alcuni paesi se hai le mestruazioni non puoi entrare nella stanza dove si sta panificando, in alcuni paesi non puoi avvicinarti  neanche al mosto del vino. Vi chiederete il perché ed io vi risponderò: una donna con le mestruazioni può fare andare  male la lievitazione e la fermentazione in generale, e questo è vero.
La domanda mi nacque spontanea... Perché ci fu questo passaggio? Da cosa nasce questa rottura addirittura inversione tradizionale? Io ho una teoria sul significato delle tradizioni. Avendone studiate tante e avendone trovate alcune contrastanti e a volte addirittura inverse tra loro per  me la tradizione è " la soluzione sociale, civile,medica, energetica e quantaltro adottata da una civiltà per superare una problematica" .
È proprio per questo che nella tradizione molto spesso le tradizioni su una stessa tematica cambiando mantenendo comunque la loro onorabilità ma lasciando un po' smarrite  le persone e spesso facendole irrigidire nell'una o nell'altra tradizione.
Se la tradizione venisse letta così come la interpreto io, per cui la soluzione ad un bisogno di un dato problema, non ci sarebbe più bisogno di discutere o di irrigidirsi.
Quindi questo ragionamento è necessario perché siamo arrivate davanti a due tradizioni completamente contrastanti tra di loro, e quindi, come si arriva al passaggio tra l'una e l'altra? Quando queste tradizioni sono cambiate? Le risposte storico teoriche si perdono nel buio cioè non vi è memoria del motivo che ha innescato questo cambiamento.
Ed è qui che io metto in moto la pratica nella mia ricerca. Come vi ho detto io facevo il pane con mia nonna, era uno dei nostri momenti intimi. Con lei non facevo su coccoi ma altri due pani tipici sardi: su civrasciu, che sarebbe la pagnotta contadina che un po' più grande o più piccola si fa in tutta Italia, e sa panada o anche detta prazzida, un pane tondo aperta al centro nella parte alta dentro ripiena di verdure. Per cui io faccio il pane da sempre a parte, siammai, quando avevo il ciclo mestruale.
Circa 15 anni fa decido di cominciare uno studio pratico su questa tematica per cui oltre i giorni normali decido di panificare durante i giorni di mestruo. Per prima cosa bisogna capire che le nostre nonne e le nostre antenate non avevano il supermercato con quintali e quintali di farina a €0,30 il chilo. La loro farina era frutto di lavoro fisico ed era poca e di certo non si poteva sprecare in una lievitazione andata male. Oltre poi il fatto che il processo di panificazione è come un rituale di vita.
Per cui in primis dobbiamo capire anche il senso pratico di questa tradizione che . È vero che quando si ha il ciclo mestruale ci possono essere problemi nel momento della lievitazione? Sì vi posso assicurare di sì.
Sempre? No vi posso assicurare, non succede sempre.
( nell'immagine qui e sotto pane ralizzato da me in periodo mestruale di serenità )

E quindi qual è la variabile tra quando viene bene e quando viene male?
Ho messo parecchio tempo a capirlo anche perché si mestrua una volta al mese per cui il ritmo di sperimentazione è ridotto.
Siete curiose? Ora vi dirò qual è la variabile: la variabile è il mio umore, il mio stato d'animo.

Se io mestruo ma sono Gioiosa la lievitazione viene bene, se io mestruo ma sono triste, afflitta, depressa o sottomessa la lievitazione va male quasi il 100% delle volte.
Per cui riuscii a trovare il motivo pratico nel cambio della tradizione ma mi mancava il motivo storico. Sul motivo storico c'era il vuoto totale fino a quando 10 anni fa circa ad un convegno sul femminile sacro scopro gli studi di Maria Gimbutas ( credo nel 2011 ).
Maria Gimbutas era un’ archeologa, e anche tanto altro, che ha studiato e documentato la cosiddetta cultura matriarcale.
In questa cultura non sono state ritrovate armi per cui la Gimbutas teorizza un' amorevole società di pace esistente nel Mediterraneo. Capiamoci non un popolo o una tribù una vera e propria cultura diffusa in molti territori. 
Tra la scomparsa di questa cultura e l'inizio di una cultura armata, prepotente e violenta vi è un anello, non dico mancante, ma parecchio annebbiato e confuso.
Per cui a un certo punto mi ritrovo con un anello mancante o vago del cambiamento tradizionale sulla preparazione del pane fermentato e un anello vago tra un cambio culturale nella storia in cui si passa da un modo di vivere pacifico, amorevole  e collaborante ad un modo di vivere violento impaurito e che dona instabilità.
Per chi usa, come me, il ciclo mestruale come una medicina sa molto bene che il pre mestruo e il mestruo sono momenti per la donna di connessioni mistiche in cui spesso ci arrivano illuminanti soluzioni per la risoluzione di problematiche sia familiari che sociali. Questo quando usiamo il ciclo mestruale come una medicina. In una società in cui le cose vanno alquanto male sofferenza, tristezza, demoralizzazione, ma più che un vivere dell'anima è un sopravvivere, e ormai anche del corpo, questo momento ciclico diventa pesante perché tu arriva pesantemente tutto quello che non va e tutto quello che andrebbe cambiato.
Per cui cerco di tenervi dentro al ragionamento in una società amorevole, pacifica, in cui tutta questa connessione mistica va a nutrire una creatività che amplia quel senso connessione col Creato e continua a saldarlo.
Se vivo in una società che mi fa stare male e ricevi continue soluzioni mistiche in contrasto con la società e che non vengono accettate ovviamente posso arrivare a momenti di frustrazione, nervoso, rabbia e isteria. Ovviamente far lievitare il pane in queste condizioni emotive, energetiche e ormonali crea il disastro. Perché cito gli ormoni? perché il pane veniva comunque impastato a mano e la pelle, come mi insegnava sempre mia nonna, trasuda il sapore della persona nell'impasto. Si si il sapore della persona, avete capito bene.
 Per cui se sei in uno stato d'animo alto la lievitazione avviene se lo stato d'animo è basso la lievitazione non si mette in moto, di solito diventa fortemente acida non gonfia abbastanza.
Per questo rispetto ai miei studi vi sono stati questi cambi tradizionali nella panificazione, per di più immaginate cosa poteva essere nel periodo dell’inquisizione preparare il pane con il sangue mestruale. Una tradizione che è dovuta per forza sparire, ma chissà, probabilmente solo nascondersi

Manuela Congiu Janabella

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